È a 353 metri sul livello del mare, dista nove chilometri dal capoluogo, raggiungibile dalla strada statale del Brennero in località Scesta. Prima di arrivare in paese si trova l’oratorio dedicato a San Michele del sec. XIII con l’annesso cimitero. Arrivati in paese attraverso la porta di Chiarello, l’eroe paesano, si entra nella fortezza medievale con ben visibili ancora le feritoie e le piccole finestre che venero chiuse quando si costruirono le case. All’altezza del Ponte Nero sulla Statale del Brennero, si trova l’oratorio di San Rocco costruito nell’anno 1532. All’interno dell’oratorio si può ammirare un affresco dell’epoca rappresentante la crocifissione. Dal ponte è possibile osservare le celebri “strette di Cocciglia”, rocce scavate dal Lima che ha creato dei canyon molto suggestivi. Mariano Giannini (1890-1972) nel suo libro “Il Pratofiorito” così lo descrive:
“Tra le foglie e i tronchi dei castagni si scorgeva oltre la Scesta, in pieno sole, il paesino di Còciglia, con le case scaglionate su per l’erto pendio, sormontate dalle mura diroccate del vecchio castello che domina a strapiombo “le strette”, dove la strada e la Lima, affiancate, sembrano che stentino ad aprirsi un passaggio.”
La storia di Cocciglia
Cocciglia è ricordata per la prima volta in una pergamena del 985 come villa del plebato di Casabasciana. Pare che il suo nome derivi da Caucilius o Cocilius un colono della tarda romanità. Fu possesso della famiglia Lupari di Benabbio e ne seguì le sorti come abbiamo già detto per altri paesi. Cocciglia rappresentò l’avamposto difensivo per i paesi della Controneria e per Corsena. Fu sovente in lotta con il paese di Palleggio tanto che la leggenda narra che Chiarello eroe di Cocciglia fu ucciso da Palledoro (eroe di Palleggio) durante un’imboscata al di là del Ponte Vecchio che si trova fa i due paesi. La chiesa parrocchiale è consacrata a San Bartolomeo ed è ad unica navata, il campanile è opera di creatività ed ingegno, sviluppandosi da un arco che poggia su due mensole di pietra, una piantata nel mezzo della lunetta della porta d’ingresso e l’altra nel muro della canonica che sta di fronte. L’organo all’interno della chiesa reca una scritta a penna del 1860. Sono visibili anche i resti delle mura di tufo che circondavano il paese.