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Le termeDocce Basse

Scienziati come Ugolino da Montecatini e Gentile da Foligno nel secolo XV, Francesco Redi, il Falloppio, il Carina e tanti altri ne esaltarono la qualità con studi e pubblicazioni. Fino alla metà del secolo XVII cinque furono le sorgenti conosciute, ogni polla aveva un nome, vantava virtù terapeutiche e curava malanni particolari. Furono scoperte in tempi diversi e si chiamarono Trastullina, Disperata (usata nei casi più gravi), Maritata (per la sterilità femminile), Donzella, Fortunata, Speranza, Desiderata, Perseveranza, Coronale (per le docce alla testa) Delicata, Leggiadra e Soave (le acque più leggere). La Rossa ebbe il privilegio di non essere mescolata alle altre e fu convogliata verso il Bagno Caldo solo nel 1924, dopo aver a lungo alimentato le Docce Basse ed ha una temperatura di 42,5° C. Le Docce Basse furono conosciute anche come il Bagno Rosso così chiamato per le sue sorgenti ferruginose. Fu il primo che introdusse l’uso delle docce che però entrarono in disuso verso il 1820 quando cominciarono a svilupparsi i fanghi. Sappiamo che nel secolo XVI vennero fatti lavori di ristrutturazione ed altri ne seguirono in occasione dell’arrivo di Vittoria Della Rovere, Granduchessa di Toscana nel 1699. Alle Docce Basse vennero fatti altri bagnetti dedicati a San Francesco, a San Lorenzo e rinnovato quello della Madonna. Il lungo porticato che oggi vediamo risale all’epoca di Elisa Baciocchi che lo fece costruire nel 1808, dotandolo di pile di marmo. In questa occasione fu costruita la terrazza panoramica prospiciente la Lima. Con il tempo questo stabilimento perse di importanza, cessò la su attività e le sue acque furono convogliate verso i Bagni Caldi. Ad oggi sono in corso lavori di ristrutturazione per riportarlo all’antico splendore. Georg Christoph Martini nel suo Viaggio in Toscana (1725-1745) così descrive il bagno:

“A distanza di circa 150 passi, sono situate un po’ più in basso di questo Bagno (Caldo), le Docce basse. Le chiamano anche il Bagno Rosso, perché v’è una sorgente che porta con sé un tartaro di questo colore. Davanti alla costruzione v’è una piazzetta quadrangolare con sedili di pietra ed un portico che dà accesso al vestibolo e ad una piccola cappella. I bagni veri e propri sono divisi in tre stanze con soffitto a volta, l’una a livello più basso dell’altra; alle pareti sono murati dei serbatoi di pietra divisi in scompartimenti ai quali sono addotte le acque delle diverse sorgenti. Sul fronte di questi depositi sono fissati dei mascheroni con rubinetti di bronzo muniti di iscrizione, da cui le acque, per mezzo di tubi, vengono condotte a scorrere, come ho già detto, sulle parti malate dei bagnanti. I nomi delle diverse sorgenti sono per es. La Disperata, così detta per il suo forte calore; La Coronata, perché viene adoperata per le malattie della testa, etc.”

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